Le prime volte in Asia mi hanno sempre affascinato per moltissimi motivi (ancora adesso, eh!), e tra questi motivi si annoverano le visite ai templi, che siano buddisti, taoisti, ecc ecc. Ossia tutto quello che riguardava una religione non legata all’occidente.
I profumi di incenso, i riti, le persone che si dondolavano, le statue delle divinità giganti, tutto era incredibilmente nuovo, mistico e magnetico. Mi ha sempre incuriosito tutto ciò che non conosco.
Tutto questo preambolo è solo per giustificare l’argomento di oggi:
ma dov’è che non si può bere alcool nel mondo?
La mia tesi si baserà su dati statistici che non considerano il mercato nero (per ovvie ragioni): ho acquistato anche io una sorta di bevanda alcolica simile alla benzina nel mercato nero quando ero in Svezia, quindi statisticamente da un certo punto in poi non ho più comprato alcohol nei Systembolaget (quest’ultimo punto meriterebbe un articolo a parte, ndr).
Ricordatevelo però, non sono qui per giudicare nessuno. Lo faccio solo per il mio amore smisurato per la statistica.
E per darvi qualche informazione particolare: in Arabia Saudita, per esempio, se vi beccano a bere vino rischiate fino ad un anno di carcere e a 360 frustate (tipo una al giorno), mentre nella provincia dell’Aceh (in Indonesia), per lo stesso motivo si possono ricevere fino a 30 bastonate. Questi dati li ho raccolti da Wikipedia, non sempre fonte attendibile di informazioni.
In Europa, invece, più precisamente in UK, attenzione, ho detto Regno Unito, Gran Bretagna, Inghilterra, Impero Inglese (chiamatelo come volete), c’è una paesino, Bournville, dove non è consentita la vendita e il consumo di alcool. Questo perché è stata fondata dal gruppo religioso dei Quakers nel 1895, membri della Religious Society of Friends, che per precetto sono astemi. Ma dove si troveranno ‘sti inglesi questi il venerdì sera dopo lavoro? Non riesco ad immaginarmi un paesello senza pub!!
Bournville, quindi, è una dry city (esistono anche le dry towns, nel caso vi venisse voglia di approfondire). Negli Stati Uniti ci sono addirittura intere dry counties, contee dove l’alcol è completamente vietato. In contrapposizione alle wet counties (o cities o towns) dove è consentita e regolamentata la vendita di alcol.
Ma perché fermarsi solo qui? Nella nostra offerta abbiamo anche le moist counties: zone grigie dove certi prodotti alcolici sono vietati e altri regolamentati, o dove si trova una wet city mentre la contea è dry. Ditemi che non vi state divertendo.
Vorrei fortemente andare in uno di questi posti e costruire una casa sul confine tra una wet town e una dry town, dove solo in bagno e nella camera matrimoniale posso bermi una birra fresca!
Ma non è finita qui (bastaaaa! sennò non ho più spazio per le statistiche, dice la mia parte angelica alla mia parte diabolica): Moore County, in Tennessee, patria del whiskey Jack Daniel’s, è una dry county.
Sì, avete capito bene: producono il whiskey lì, ma non lo si può comprare nei negozi o berlo nei ristoranti locali.
Sono tutte informazioni che ho sempre trovato su Wikipedia, ma non voglio verificarle perché sono troppo divertenti e assurde.
Questo mondo non finirà mai di stupirmi
Ora la parte stats: secondo il Global Status Report on Alcohol and Health, pubblicato dall’OMS nel 2016, quasi la metà della popolazione adulta mondiale (45%) si astiene completamente dal consumo di alcol per tutta la vita (lifetime abstainers). La regione del Mediterraneo Orientale, che comprende i Paesi musulmani del Medio Oriente e del Nord Africa, è di gran lunga la regione con il più basso consumo di alcol al mondo, sia in termini di consumo totale pro capite tra adulti che per prevalenza di astinenti: l’87,8% della popolazione si astiene per tutta la vita.
L’astensione dall’alcol è un principio fondamentale in molte religioni, tra cui: Islam, Induismo, Jainismo, Swaminarayan, Sikhismo, Baháʼí, Meivazhi, Guta RaMwari, le Assemblee di Dio, la Chiesa Avventista del Settimo Giorno e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
E in Italia?
La fonte primaria dei dati che ho raccolto e riportato nella tabella qui sotto è il CESNUR, che include le informazioni sui residenti stranieri fornite dalla Caritas Italiana, pubblicate nel gennaio 2016. La composizione religiosa della popolazione italiana è di 60.795.612 persone, di cui 55.782.575 cittadini italiani e 5.014.037 residenti stranieri. Secondo questa indagine, circa 2,5 milioni di persone in Italia non bevono alcol per motivi religiosi, pari a circa il 4% della popolazione.
Nella tabella ho incluso anche il Buddismo, poiché i buddisti osservanti in genere evitano di consumare alcol (surāmeraya-majja, riferito a bevande fermentate inebrianti), in quanto ciò viola il quinto dei Cinque Precetti, il codice etico di base del buddismo, e può compromettere la consapevolezza (mindfulness) e ostacolare il progresso nel Nobile Ottuplice Sentiero.
Non sono stati inclusi i fedeli osservanti delle Assemblee di Dio, della Chiesa Avventista del Settimo Giorno e della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, a causa della mancanza di dati disponibili.
Infine, qui sotto trovate una panoramica dei Paesi dove è vietato o c’è qualche problemino con l’alcol (da tenere in considerazione quando prenoterete le vostre prossime vacanze!)